giovedì, settembre 08, 2005



BIRD SHOW, GREEN INFERNO, KRANKY 2005

Se devo essere sincero, la mia apatia mi portava ad ignorare la Kranky, e, di conseguenza, tutto il suo catalogo.

Anzi.

Un pochino, ne avevo sentito parlare, ma quel 'pochino' che finisce presto per scomparire. Dove, non ne ho proprio idea.

Girando un pò per la rete, raccolgo informazioni, in particolare da un blog che parla diffusamente del catalogo, in particolare dei poteri taumaturgici di Boduf Song, nome effettivamente da ricordare.

Però, sempre leggiucchiando e spizzicando attraverso i vari link, non so perché mai mi appassiono a Bird Show (link sul titolo).

Bird Show è questo tipetto qui, tutto agreste e occhiali da sole, dal simpatico ed evangelico nome di Ben Vida.

(Roba che se non ci fosse il nome, penserei ad un bassista 'de 'n gruppo de ripatransò' la cui gentil consorte di notte si maschera da diabolik per spaventare tutti)

Dicevo di Ben Vida; autore poliedrico di Chicago, collaboratore di molte formazioni d'avanguardia e autore di un precedente disco, sempre come Bird Show, pare più acustico. In ogni caso è meglio questo link che le mie parole senza senso.

Green Inferno è un disco di drones. Green Inferno è un disco caldo. Green Inferno è quel disco che ti ascolti su di un'amaca guardando i rami senza capire il perché la luce filtra attraverso. Green Inferno, è paesaggio, ed il resoconto di uno sguardo all'insù tra gli alberi assolati e della vaga sensazione di rimanerne ipnotizzati. (pure la rima...)

Kind Light ricorda moltissimo certe atmosfere dei Current 93, ai tempi di Imperium. Nel fluire dei drone una chitarra acustica disegna in lontananza un tema bluegrass al rallentatore disperso tra le valanghe del riverbero. La title track, invece, propone uno stile percussionistico che sembra appartenere più all'Africa del Nord che agli Stati Uniti. Anche qui, vocal samples, litanie e violini in drone creano un'atmosfera molto poco lucida eppure inebriante ed ipnotica. Molto bello il suono e l'effetto dei violini, cos' come la loro ripresa; mai invadenti, mai enormi ma tenui, a salire con l'incrementare delle percussioni. Un flusso attraversato qua e là da bordate sonore in odore di Steven Stapleton, tremoli e vibrati in unisono fatti scorrere a tagliare lo spazio del pezzo.

Always/Never Sleep Part #1, fa pensare a certe atmosfere del Battiato dei primi '70, quello di Clic e Sulle Corde di Aries, per l'uso delle tonalità più alte in modo ondulatorio, ed in un qualche modo sospinte verso la fusione in un' enorme ed unico fluire. Ovviamente la similitudine finisce qui, anche perché Battiato, ai tempi, difficilmente avrebbe potuto fare conto sulla processione digitale del suono, tanto più sfibrare una chitarra acustica frequenza per frequenza ed appoggiandone il risultato sulle modulazioni dell'organo che regge la seconda metà del pezzo.

Always/Never Sleep Part # 2 riallaccia i ponti con ambienti sonori più circolari e bui, offrendo come mezzo di trasporto un nuvoloso e morbido boato, giocando la dinamica del movimento attraverso un calibratissimo utilizzo dei canali sinistro e destro; avete presente la sensazione che si prova osservando i mulinelli di foglie che girano in circolo avendo la netta consapevolezza che in cielo stia ribollendo un'enorme massa di nuvole nere?

Green Inferno è un disco così, che si allunga piano piano, come l'edera, fa ombra come gli alberi e dondola come un'amaca.

In acido lisergico.

4 Commenti:

Blogger colas ha detto...

"attento che mo s'è pure sposata. e' tutta infervorata!".
viva i drones.
scaricati i sun

5:33 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

drones up your life!

2:32 PM  
Blogger Mr. Onward Toward ha detto...

wow!

2:43 PM  
Blogger Mr. Onward Toward ha detto...

non ti preoccupare, tanto io sono dislessico e leggo per anagrammi

8:01 AM  

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