venerdì, novembre 16, 2007

Liars + HtrK, Init Club, Roma 15.11.2007


Due parole in apertura sull'Init: finalmente ha riaperto, il locale è più bello e 'underground' di quanto ricordassi. Dal pubblico, ogni tanto, partivano voci che gridavano "Evviva l'Init" e applausi a seguire. E poi basta guardare il calendario del club per capire quanto mancasse a Roma uno spazio che rischi portando artisti di qualità, che magari non ti riempiono al 100%100 il locale, ma contribuiscono alla crescita degli e negli ascolti. Il tutto ripeto, con una programmazione di tutto rispetto. Ad esempio, consiglio a tutti di presentarsi Mercoledì 21 Novembre per accaparrarsi iun posto a quello che si annuncia essere come un piccolo-grande evento. Carla Bozulich, Father Murphy e Gowns, tutti assieme per una splendida serata. Questa è la scheda dell'evento.
Ma torniamo a noi.
La serata viene aperta da quelli che io avevo, in un primo momento di sbadataggine, capito essere
Ktl. Avevo già i brividi (di piacere, ovvio), chi li ha potuti vedere a Dissonanze sa perché . In realtà la band d'apertura si chiama Htrk (pronuncia corretta Hate Rock), viene dall'Australia e sono bravi, molto. Non certo il tipo di bravura tutta movimento e cambi di tempo, allegra o drammatica. Ecco, gli Htrk sono marziali. Marziali come Boyd Rice e i Death In June senza il loro peso concettuale, marziali come le drum machine che utilizzano, marziali come l'incedere del basso, marziali e definitivi nei colpi che la cantante tira ad un timpano posizionato a fianco. L'esibizione dei Htrk è infatti poggiata sulla drum machine e il passo del basso che determina ogni cadenza. In più, il chitarrista accompagna il tutto avvolgendolo con loop e campionamenti effettuati in tempo reale della propria chitarra, a tratti tra lo shoegaze e il noise. La cantante, a metà tra la declamazione e il lirismo cupo e vagamente altalenante di Siouxsie occupa bene il posto centrale, e lo show, malgrado la difficile accessibilità, riesce a passare coinvolgendo le prime file. Personalmente devo confessare che, a distanza di un giorno, mi sono piaciuti moltissimo!

I Liars si fanno attendere. Il cambio palco è lungo e laborioso, non perché ci siano grosse difficoltà nel sistemare l'equipaggiamento, ma credo per problemi di ordine strettamente tecnici (cioè problemi del fonico) che non abbandoneranno mai l'esibizione dei miei paladini, che giustamente ed in ogni caso dei problemi tecnici se ne
strafregano e vanno avanti come rulli compressori fino alla fine, offrendo un set che ha pescato molto da They Were Wrong ed equamente da Drum's Not Dead e Liars, dal quale, per i neofiti, hanno tratto, in ordine sparso: Plaster Casts Of Everything, Houseclouds (niente tastiere, la chitarra di Aaron riusciva egregiametne a sostituirle), Freak Out, una commovente Pure Unevil e The Dumb In The Rain.
Senza contare la sorpresa nel vederli suonare la bellissima e toccante The Other Side of Mt. Heart Attack.
Incredibili, come al solito, anche con la nuova formazione a quattro, i Liars si confermano come una delle più importanti realtà artistiche degli ultimi anni. Non spenderò altre parole per un gruppo che, anche con un fonico da seviziare, anche senza adeguate luci, cattura un pubblico che si vuol far catturare, forte ormai della lunga conoscenza che i nostri hanno con l'Italia.

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