venerdì, febbraio 03, 2006

GRAVENHURST, Fires In Distant Buildings, Warp 2005





I Gravehurst sono arrivati in punta di piedi, a Bologna, (anzi, Castel Maggiore) una sera avvinazzata con lui e lui.
Mtv accesa, discussioni inutili.
Arriva un video che sembra un test di Rorschach.
Il primo dei 'lui' di cui sopra blatera qualcosa di fonicamente incomprensibile (sappiate che una volta bercio, il mio amico parla come Zak di scuola di polizia. O come una delle due Coco Rosie).

Gravenhurst, Fires In Distant Buildings è un disco magnifico, che si fa strada lentamente fino ad arrivare nervi scoperti attraverso 8 capitoli.
Il Clip di Velvet Cell è sintomatico dell'intera estetica del disco. Il disco stesso è un test di Rorschach, assumendone i pieno caratteristiche, contraddizioni e conseguenze.
Gelido, abissale, intimo, caldo, confortevole e scomodo, lungo, ampio, respiro, introspettivo, da camera, fotografico, desolato, alienante, semplice. complesso, diverso, poliedrico, cambiaforma, unico e polisemico.
Mai sentito parlare di Coincidentia Oppositorum? Se mai fosse possibile, si potrebbe parlare di un disco Junghiano (vabbè, questa è licenza poetica...)

Down River è la prima traccia, eccellente e semplice ouverture. Apertura coraggiosa del disco, sette minuti e quattordici secondi per far attraversare la soglia.
Velvet Cell è il singolo, progressione semplice e dritta, arrangiamento limpido e perfetto per un pezzo che fa dell'idea di "ripetizione" (come del resto, tutto il disco) la propria spinta per essere a tutti gli effetti un pezzo da brividini lungo la schiena.
Animals è una ballata lenta e dolorosa, così come Nicole, tra i migliori episodi del disco.
Si arriva dunque alla Velvet Cell Reprise, come vuole il titolo stesso, riproposizione strumentale del singolo, densa di "eventi" o "accidenti" sonori agghiaccianti, e lavorati - nel senso dell'effettistica e del missaggio- con una discrezione e maestria che è molto difficile trovare in giro.
Cities Beneath The Sea continua il discorso di Animals e Nicole, avvalendosi inoltre di uno splendido finale strumentale.
Il vero capolavoro di Fires In Distant Buildings risiede però nella penultima traccia, Song From Under The Arches, suite di 10.21.
Lenta, inesorabile così come le onde di puro terrore che invadono l'acqua vagamente increspata della canzone. Dieci minuti di claustrofobia e buio vero per aprirsi al più ampio respiro di See My Friends, desert song psichedelicamente retrò.

Per quanto riguarda la produzione, ci troviamo davanti ad un lavoro che, per le proprie esigenze, ha trovato la resa sonora migliore, che sposa appieno gli aggettivi spesi poche linee più sopra descrivendo l'archetipicità del disco. Nel dettaglio, e senza troppe elucubrazioni, la produzione del disco è stata sospinta verso un'estrema semplicità priva di svolazzi inutili o decori pruriginosi.
Asciutti ed eleganti, i suoni dei 3 strumenti -chitarra basso batteria- (eccezion fatta per qualche discreta irruzione di tastiera) descrivono pienamente l'atmosfera del disco senza aver bisogno di suppellettili.


Di norma, per il bisogno di approssimazione, si cerca di trovare verosimiglianze tra il gruppo di cui si parla ed altre bands, in termini di influenze. Ovviamente il discorso potrebbe valere anche per i Gravenhurst. Anzi, vale sicuramente per loro. E sono loro stessi a rivelare le loro maggiori influenze. Quindi mi sento giustificato nel saltare questa odiosa e avolte necessaria convenzione.
Anzi no. Ne propongo una. Ma non crocifiggetemi.
Non ho mai sentito un gruppo, generalmente etichettato come "indie" essere così simile ai Tool. Chiaramente non parlo di genere, o suoni o difficoltà d'esecuzione dei brani, ma punto a qualcosa di più sottile, che risiede nella struttura dei pezzi, nell'incedere, nel rigore di queste composizioni, nel gelo e nel calore che anche (e forse solo) i Tool sanno emanare.
D'altronde, fatevi un giro sul sito dei Gravenhurstn e poi su quello dei Tool. Sono molto simili, avendo la medesima impostazione "esoterica" (e che Antoine Faivre mi perdoni), stessa mania della cripticità.
E poi, fatemi un piacere; se già non l'avete, scaricate Schism (la canzone) dei Tool e sentitela subito di seguito a Songs From Under The Arches dei Gravenhurst.
Tanto per farmi sapere se ho preso un granchio.

2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

eh.. queste verosomiglianze!

2:45 PM  
Blogger Mr. Onward Toward ha detto...

problemi grammaticali... mehno male che sono andhato a squola..

3:06 PM  

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