lunedì, febbraio 06, 2006

Modulation One, Interview # 1 - Julie's Haircut -


Come inaugurazione di questo spazio dedicato alle interviste, non posso far altro che saltellare di gioia nell'avere come ospite Luca dei Julie's Haircut, che con molta pazienza ha trovato il tempo per rispondere ad un cabaret di domande sulla nuova uscita che li vede protagonisti: After Dark, My Sweet, (Homesleep 2006, in uscita oggi 6 Febbraio 2006), registrato in pochi giorni di improvvisazione all' Alpha Dept. di Bologna, co prodotto da Francesco Donadello. After Dark... è un disco che amo in modo particolare e spero sarà accolto da chi ne scriverà per professione salariata con lo stesso entusiasmo con il quale io ho letteralmente consumato le tracce del disco.

Intanto, però, vi consiglio di fare un giro da queste parti per leggere un resoconto (leggasi altrimenti recensione) del disco in questione.

Intanto, chiedo scusa per la forma o la struttura dell'intervista. E' la mia prima volta, mi sento un pò come la protagonista del tempo delle mele.

Ciao Luca, grazie innanzitutto per l'intervista. Come si è palesata inizialmente l'idea dalla quale è nato After Dark, My Sweet?

In realtà non abbiamo fatto molti piani e questo credo (e spero) che si senta nel disco. Tutto è iniziato quando abbiamo chiesto ad Andrea Scarfone (che noi chiamiamo Scarfo. Lui si firma Skarfo e mia madre, che ha sempre le idee molto chiare, lo chiama Scalfaro) di portare la chitarra e il suo ricco parco effetti in studio a Bologna per registrare delle improvvisazioni con noi per tre giorni. La cosa ci è piaciuta tanto che abbiamo preso Scarfo nel gruppo in pianta stabile e in un altro paio di session abbiamo messo insieme un album.

Una volta compreso il percorso intrapreso, così radicalmente diverso > dal vostro passato, come avete formalizzato le prime scelte > riguardanti il materiale che è finito nell'album?

Non ci siamo posti molti problemi, noi avevamo voglia di approfondire certi aspetti della nostra musica e lo abbiamo fatto. Abbiamo registrato molto materiale in presa diretta e poi abbiamo scelto le cose che per noi erano assemblabili come album.

Ritengo il vostro disco estremamente coraggioso per una serie di aspetti: il fatto di aver rinunciato ad una forma canzone "tascabile" e di più facile impatto, uscire per un'etichetta come Homesleep che, raramente, si è trovata tra le mani un album così poco allineato al proprio stile e, magari, anche la coscienza di perdere qualche vecchio fan... Cosa vi ha spinto ad un taglio così definitivo con i vostri trascorsi?

L'unica cosa che ci ha convinto è stata la voglia di farlo. C'è solo una cosa peggiore di un brutto disco: un disco disonesto. Questo era il disco che i Julies volevano fare in questo momento. Bisogna invece fare i complimenti (e noi li ringraziamo) ad Homesleep per averci creduto ed essersi appassionati alla cosa. Credo che abbiano avuto più coraggio loro di noi.

Torniamo al disco; come è avvenuta la scelta di avvalersi di Francesco -aka Burro aka GdM (già vostro fonico live da qualche anno, se non sbaglio) in fase di registrazione? E ancora, quanto il vostro materiale ha pesato sulla scelta di Francesco e quanto egli stesso ha contribuito allo sviluppo delle sessions in studio?

Devo dire che la scelta dello studio e la scelta di lavorare con Francesco sono strettamente correlate. Quando hai fatto tanti dischi in uno stesso studio (come noi abbiamo fatto finora tra Bunker ed Esagono) cominci a soffrire di una sorta di sindrome claustrofobica ogni volta che ci metti piede, perché rievoca ore e ore di duro lavoro, per quanto piacevoli. Cambiare aria dopo tanti anni ha contribuito a liberarci mentalmente per il tipo di lavoro che volevamo affrontare. Ora però abbiamo assunto metodi produttivi molto differenti dal passato, lavorando molto in presa diretta e puntando sull'emotività piuttosto che sull'arrangiamento perfetto nel punto perfetto. Per questo ora a me piacerebbe cambiare spesso, magari tornare a Rubiera o da qualche altra parte per poi tornare all'Alpha. Questo metodo rende il lavoro di studio molto più leggero e non preclude la sperimentazione. Da questo punto di vista Francesco ha avuto il merito di essere riuscito a catturare benissimo il feeling momentaneo delle esecuzioni senza rinunciare all'utilizzo di aggiunte produttive a livello di effetti, metodi di ripresa e di mixaggio, che in un certo senso in un disco così improntato sul suono hanno un ruolo pari a quello degli strumenti tradizionali.

Quanto è stata importante la scelta della strumentazione nella > preparazione e registrazione dell'album?

Ovviamente molto.

In rapporto ai nuovi pezzi, quanto è cambiato il vostro approccio al live? Quali sono state le reazioni del vostro pubblico?

Abbiamo fatto ancora pochi concerti con questo set e il tour vero e proprio inizierà la settimana prossima, però posso già dirti che noi ci divertiamo molto e il pubblico ha finora reagito bene. E' un disco che vive la sua vita naturale nel momento del live. E' molto più emozionante per noi riuscire a fare una cosa non solo per il pubblico ma con il pubblico. Il set che abbiamo ora permette ampissimi spazi di improvvisazione e questo rende ogni serata diversa dalle altre. Mi piace questa idea che chi viene a un concerto sa di partecipare a qualcosa che in quel modo lì sta accadendo solo in quel posto e in quel momento precisi, qualcosa che è irripetibile, spontaneo e vero.

Quali sono i tuoi ascolti al momento?

Mi piacciono molte cose diverse. Ora saltello tra LCD Soundsystem, Thelonious Monk, Uri Caine, alcune nuove ottime raccolte di funk. Per chi fosse interessato al genere segnalo le pubblicazioni della Jazzman (www.jazzmanrecords.co.uk). Ho sentito in colpevole ritardo, per caso, "Il suonatore Jones" dal disco di Morgan che interpreta De Andrè: sono rimasto a bocca aperta, splendido arrangiamento, grandissima versione. E te lo dice uno che non ha mai avuto particolare simpatia per Morgan.

Tornando ad After Dark..., sul piano dei testi ho notato una cospicua riduzione non solo delle parti cantate, ma soprattutto del testo in generale. Questo, a mio avviso, non fa che elevare ancora di più i pezzi, cessando di elevare la voce a biglietto da visita per un gruppo ed innalzandola al rango di strumento. Penso in particolare a Purple Jewel o l'ossessivo incipit di Open Wound. Come e in quali modalità è avvenuto questo processo di cesellamento?

Nel caso di Purple Jewel è come se io e Laura insieme stessimo in realtà suonando uno strumento, che è lo Space Echo. Mi spiego: durante il pezzo Laura canta il suo testo (che non so assolutamente da dove salti fuori, sicuramente non aveva nulla di scritto quando l'abbiamo fatta) in un microfono che io processo attraverso lo Space Echo. Per quanto riguarda Open Wound invece volevamo un coro e abbiamo buttato giù una riga essenziale che servisse allo scopo.

Restando sui testi, un amico mi suggerisce di porti questa domanda: da dove vengono i titoli? Esiste forse una certa tensione cinematografica che attraversa i titoli dell'album?

In alcuni casi sì, è esplicita, in altri no.

Credi che questo disco sia solo una parentesi del vostro percorso, o pensate di continuare ad approfondire questa o altre direzioni sempre così distanti dal vostro recente passato?

Per noi l'importante è avere stabilito un nuovo approccio compositivo, un modo nuovo di intendere la nostra musica. I risultati stilistici che scaturiranno da questo non posso prevederli.

Ma Sonic Boom è quello del videogioco?

No, quello è Mr. Bomb... ma forse non ci riferiamo allo stesso videogioco. Vedi? Il gap generazionale?

A parte le battute, come è nata la collaborazione con lui?

Tempo fa ha ascoltato le nostre versioni di "Hey Man" e "Walkin with Jesus" e gli erano piaciute molto, quindi gli abbiamo chiesto se gli sarebbe piaciuto fare un paio di giorni in studio con noi, gli abbiamo mandato qualche demo e lui ha accettato.

Quando inizia il tour e quando durerà?

Partiamo l'11 febbraio dal Covo e poi via finché c'è gente che ha voglia di ascoltarci e noi abbiamo energie.


Dopo aver potuto apprezzare la performance dei Julie's al Qube di Roma, allora, appuntamento per la festa di presentazione al Covo, 11 Febbraio!

Evviva!!!

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