martedì, marzo 14, 2006

Nathan Fake, Drowning In A Sea Of Love, Border Community, 2006


"Ma cos'è?"

"Sembra il più classico degli organoni house"

"Sì, ma fa una roba strana... Non è un pò lento?"

"sì... cioè... sembra un crescendo dei Sigur Ros, però in un disco di elettronica, con l'organo Dance"

Nathan Fake ha 22 anni. A quanto ne so, questo è il suo primo album vero e proprio. Preceduto da montagne di singoli, Ep, collaborazioni, apparizioni, e chi più ne ha, più ne metta.

Questo Drowining in A Sea Of Love si propone dall'esterno come un (bel) disco di Idm, alle volte con il tiro giusto per fare due saltelli in pista, altre no.
Dall'interno, ed è quello che più mi ha fatto innamorare del disco, ogni singolo pezzo degli 11 pezzi presenti, appare come una progressione su una stessa linea, una singola elaborazione delle dinamiche del pezzo che difficilmente cambia radicalmente in quanto a struttura o tempo, o programmazione delle batterie. In poche parole, ciò che si sposta e vivacizza i brani non sono i contorni, ma i contenuti sonori, (le bordate di feedback, gli spostamenti di frequenze e di canale, il montare degli effetti e della manipolazione su un singolo suono) soggetti a molteplici variabili. L'esempio più illuminante lo troviamo nella già conosciuta The Sky Was Pink, o nella bizzarra traccia d'apertura Stops.

C'è poi da sottolineare, inoltre, un certo gusto per la melodia e per i crescendo -Bumblechord, Charlie's House, - e gli espedienti di programmazione di cui accennavo poco prima. Meravigliosa in questo senso è Grandfathered dove un continuo battere su un giro d'accordi è persistentemente filtrato attraverso un lievissimo detuning equilibrato e continuo. Questa canzone è per quanto mi riguarda il manifesto programmatico del contenuto del disco, o, meglio ancora, un riassunto del tipo di ricerca sul suono, sulla programmazione, e sul missaggio che a Nathan Fake interessava sviluppare.

Note di merito alla shoegazer ballereccia Superpositions, la fumosa The Sky Was Pink e la già più volte citata Grandfathered, canzoni che fanno della circolarità, così in sintesi l'intero disco, la loro arma segreta.






5 Commenti:

Blogger PikkioMania ha detto...

tutti stanno in fissa con You Are Here, non che sia brutta (anzi!), ma gli preferisco quella sceggia impazzita di Superpositions! Quando arriva devo mettermela in loop per tre volte di seguito altrimenti impazzisco!

1:00 PM  
Blogger PikkioMania ha detto...

YOO!

1:00 PM  
Blogger Mr. Onward Toward ha detto...

sono d'accordo con te!

2:27 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

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6:28 AM  
Anonymous Anonimo ha detto...

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6:28 AM  

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