martedì, dicembre 19, 2006

Sunn O))) & Boris: Altar, Southern Lord 2006


Questo disco, che apprendo essere una vera e propria collaborazione attiva tra i Sunn O))) e i giapponesi Boris è uno di quei dischi che vale veramente la pena di ricordare come tra le migliori cose uscite (almeno in ambito, si direbbe, sperimentale) quest'anno.
La fusione dei due stili, lontani ma vicini, ha prodotto Altar, un album nel quale, confesso, ho impiegato un pò ad entrare con la dovuta sintonia. Perché forse mi aspettavo una cosa più 'dronosa', forse mi aspettavo qualcosa di più noise, forse mi aspettavo un tributo ai Cathedral. Di certo non mi aspettavo un risultato così tremendamente bilanciato ed in equilibrio tra le caratteristiche comuni all'uno e all'altro.
E sinceramente un certo occhio al gruppo di Lee Dorian verrebbe da gettarlo ascoltando le soluzioni della collaborazione tra le due bands. Ci sento anche i magnifici Godflesh del (guardacaso) amicone di Dorian, Justin Broadrick. E non solo; volendo ci si possono scovare i Black Sabbath e anche gli Slayer, il tutto però rivestito delle uniche e sole intuizioni musicali di questo gruppetto di psicopatici riuniti assieme.

L'album, a mio giudizio, è estremamente fruibile anche da chi giustamente si spaventa al solo sentire nominare i due responsabili dell'opera. Però è singolare notare come in questo disco vengano toccate le note più basse della storia, roba che nemmeno da un pozzo nel centro della terra, o un vulcano, la cui colata lavica è perfettamente simulata da Etna, traccia di apertura. Una massa ENORME di chitarre lente e fangose, che si intrecciano con un 'solo' a metà tra il feedback puro e la modulazione dello stesso, cui fa da tappeto una batteria che ne intervalla lo scorrere con rullate di ferocia inaudita. Si assiste così inermi al fluire di questo vero e proprio muro sonoro, con la sensazione reale che i Sunn O))) e i Boris stiano contenendo a malapena la potenza devastante delle loro chitarre e dei loro amplificatori.
Segue N.L.T. a rallentare e calmare le acque, contenuta traccia di 4 minuti circa, caratterizzata da un contrabbasso immobile su una sola, bassissima e tenebrosa nota, piatti lontani a spolverare il paesaggio lunare dipinto da giochi di reverse di feedback. Il tutto in funzione di cappello introduttivo per la splendida Sinking Belle (Blue Sheep), lenta processione (pop?) con voce da brividi di Jesse Sykes, cantante la cui esistenza era ottenebrata dalla mia ignoranza colossale. Questo però non toglie nulla al brano in questione, che non sfigurerebbe nel repertorio di Badalamenti. Anzi, Sinking Belle potrebbe benissimo sostituire il tema principale di Twin Peaks.
Per quanto mi riguarda il colpo mortale arriva con il pezzo successivo Akuma No Kuma, capolavoro totale dell'album, sorta di Tannhauser versione vocoder-drone-psicopazzia e fiati apocalittici. Non ci sono molte parole per descrivere la portata di questo pezzo, so solo che se dovessi scegliere una colonna sonora per un cataclisma, un asteroide che arriva sulla Terra, maremoti, alluvioni, gente che cammina a testa in giù e invasioni di lombrichi giganti, sceglierei Akuma No Kuma.
Chiusa la parentesi wagneriana, Sunn O))) e Boris ritornano sul binario del drone con l'ipnotica Fried Eagle Mind che lentamente si trasfigura in un diabolico incastro di noise lancinanti, adagiati sul tappeto meraviglioso creato dalle chitarre nei minuti precedenti del pezzo. E tanto per non smentirsi, in chiusura, l'imponente Blood Swamp, ovvero il brano più in voga nella terra di Mordor.

Chiedetelo a Babbo Natale!

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