martedì, novembre 28, 2006

Modulation One, Interview #4 - Bologna Violenta


Come da promesso, finalmente due chiacchiere con Nicola, unico membro e fondatore del progetto Bologna Violenta.
Dovendo, potendo e volendo riassumere una descrizione del progetto già effettuata qualche post più in basso, credo sia meglio lasciare la parola al gentilissimo e super disponibile Nicola che, in questa breve intervista, fa chiarezza sulla natura di Bologna Violenta!

1-Grazie per aver accettato quest'intervista!Puoi presentarti per coloro che non ti conoscono bene?
io sono nicola manzan, sono trevigiano e sono l’entità che si “nasconde” dietro al nome BOLOGNA VIOLENTA. ho fatto parecchie cose principalmente come violinista nell’ambito della musica classica prima e del rock indipendente poi. inutile fare un elenco, anzi, direi tedioso…

2-Partiamo parlando dell'idea che sottende il progetto bologna violenta... perché bologna e non torino?
beh, perché il progetto è nato a Bologna, città in cui ho vissuto negli ultimi tre anni e che mi ha dato molto, nel bene e nel male. inoltre il mio voleva essere un tributo ai poliziotteschi degli anni settanta, e, guarda caso, non è mai stato girato un film di questo tipo a Bologna. città che, a parer mio, si sarebbe prestata in maniera perfetta ad un film del genere, anche perché a cavallo tra i ’70 e gli ‘80 era una città molto estrema, con molta eroina che girava e quindi con molti giovani che facevano rapine e altre simili amenità per tirar su i soldi per farsi. pensa poi alle vicende legate alla “banda della uno bianca”, se non è BOLOGNA VIOLENTA questa… e ho fatto solo due esempi, ma ce ne sarebbero molti altri!
ti dirò anche una curiosità riguardo alla copertina del disco: il compianto Maurizio Merli (una vera e propria icona per gli amanti di questo genere di film) amava Bologna e ci andava spesso. ho pensato che quindi sarebbe stato molto felice di essere il protagonista di una pellicola ambiantata lì. una specie di doppio tributo, insomma.
e poi il film TORINO VIOLENTA esiste già...

3- Inevitabile chiederti come e quando hai capito che volevi mettere le tue idee su carta,dando loro la forma di questo progetto?
a dire la verità era da tempo che volevo fare un disco tutto mio, ma non ne avevo mai avuto la possibilità, in quanto ero sempre al lavoro su altri progetti con altre persone e quindi era proprio il “fattore tempo”a mancare. poi, circa un anno e mezzo fa, complici una serie di drastici cambiamenti nella mia vita, ho deciso di affrontare la cosa, prima quasi per scherzo, poi sempre con più entusiasmo. pian piano che il disco cresceva, anche il concept diventava più chiaro e con esso anche ciò che volevo esprimere pezzo dopo pezzo. credo che questo si senta, ascoltando il disco, perché ho voluto che la scaletta finale rispecchiasse l’ordine di composizione e registrazione dei pezzi. da un inizio quasi punk si arriva al grind-noise del finale in un crescendo lento ma inesorabile.

4- E' stato un percorso complesso oppure no? per quale motivo?
è stato tutto assolutamente naturale. come ho scritto sopra, il disco è nato praticamente da solo, quando sentivo che avevo qualcosa da “dire” andavo in studio e registravo. anche perché in quel periodo il mio studio non stava lavorando, quindi quando potevo e soprattutto quando ne sentivo la necessità, ci andavo e facevo quel che c’era da fare.
il fatto poi che il disco sia composto da 26 pezzi da 26 secondi l’uno è stata una scelta dettata dal caso. ovvero, dopo aver registrato i primi pezzi mi sono accorto che erano tutti della stessa durata, quindi mi sono sentito “in dovere” di rispettare questa specie di “segno del destino”. e anche questa scelta non mi ha particolarmente complicato la vita…

5- Qual è stata la molla che ti ha spinto a scegliere questa particolare forma sonora?
di sicuro lo stato d’animo che avevo in quel periodo mi ha molto influenzato. non era la prima volta che mi mettevo a fare musica “estrema”, erano per me territori già sperimentati con la mia band noise (i FULL EFFECT), anche se mai a queste velocità, a dire il vero.
però era da un po’ di tempo che mi dicevo “verrà il momento che farò qualcosa da solo… e saranno sassate nelle orecchie per tutti!”, poi il momento è arrivato e non potevo fare altrimenti! probabilmente se la mia vita fosse stata meno dura, in quel periodo, avrei scelto altri suoni e altre atmosfere, ma che ci vuoi fare? è andata così e le mie orecchie ora fischiano più del solito…

6-Ci sono gruppi con i quali ti senti debitore? Come sai, io ho pensato subito agli slayer di Reign in blood...
- eh, difficile nascondere il mio amore per gli SLAYER… ad essere sincero, prima di iniziare a registrare BOLOGNA VIOLENTA mi sono studiato season in the abyss, un disco a cui mi sento molto legato e che non avevo mai suonato (cosa che peraltro non ho quasi mai fatto neanche da ragazzino con altri dischi che mi piacevano – oh, sono violinista, io, mica chitarrista!!!).
a parte gli SLAYER del primo periodo (compreso il disco di cover punk), sono molto legato ad alcuni nomi della scena hardcore italiana degli anni ’80, NEGAZIONE ed INDIGESTI su tutti. poi sono un grande amante della musica di Bach (a cui ho “dedicato” l’ultimo pezzo del disco) e della musica classica in generale.
anche se cerco di ascoltare di tutto, cerco di evitare cose “mainstream”; forse, chissà, sto diventando vecchio!

7-parliamo del processo di registrazione: che strumentazione hai utilizzato? (come fai le basi, come sono strutturate, quale chitarra, che pedali,che programmi usi...)
andando per ordine, ho usato una chitarra gibson les paul collegata ad un pod della line6 che entrava direttamente nella scheda audio del computer. per la “sezione ritmica” ho usato quattro campioni presi da un disco dance (eh, sì…) che ho editato e “messo giù” manualmente. ovverosia non mi sono affidato a sequencer o programmi particolari (tipo, che so, fruity loops o live), questo per evitare di lavorare su loop ritmici ed essere un po’ più libero (e ovviamente per rendermi la vita più difficile! non ti immagini che lavoro certosino…). il basso è stato fatto con un plugin del computer, così come altri suoni e disturbi che si sentono. c’è anche un theremin ottico che ho preso su ebay da un pazzo che costruisce degli aggeggini rumorosi.
per la registrazione ho fatto tutto col mio pc scassato, usando un programma di cui non faccio il nome perché è meglio così.
vorrei sottolineare il fatto che quasi tutti i pezzi sono nati dalla base ritmica. a volte avevo dei riff di chitarra in testa su cui creavo una “batteria” ad hoc, ma più spesso sono partito dalla ritmica in modo da avere il processo di composizione rovesciato, anche questo per cercare di ottenere un risultato diverso dal solito. una volta fatta la base ritmica ho fatto le chitarre, poi il basso ed infine le parti elettroniche. ogni pezzo è stato composto e registrato in un’unica sessione della durata di circa tre ore.

8-Quali sono i tuoi prossimi programmi?
ci sono varie e varie cose in programma perché collaboro con parecchi gruppi e progetti. relativamente a BOLOGNA VIOLENTA, sto iniziando a fare delle date in giro per l’italia e a breve uscirà un pezzo su una compilation di un’etichetta americana. ho già del materiale nuovo pronto, ma non ho ancora idea di cosa farne di preciso.
è uscito in questi giorni il cd dei VASECTOMIA (che altro non è se non il progetto parallelo di BOLOGNA VIOLENTA, ovverosia un po’ di pezzi del disco cantati da un ragazzo di Mosca che ha un’etichetta gore, la Coyote records) in split con altri due gruppi europei.
poi è in preparazione il nuovo cd dei 4FIORIPERZOE e il disco con le colonne sonore che abbiamo fatto (e che stiamo facendo) per cortometraggi, lungometraggi e documentari.
sto lavorando anche col cantautore padovano ALESSANDRO GRAZIAN al suo disco nuovo. inoltre sto suonando con i FRANKLIN DELANO (violino ed elettronica varia) e con i NONVOGLIOCHECLARA (col quartetto d’archi).

9-i tuoi ascolti del momento?
durante questa intervista ho allegramente ascoltato le colonne sonore dei film Il Mercenario e Faccia A Faccia scritte dal grandissimo Morricone. nella mia “top list” del momento ci sono anche varie colonne sonore di Riz Ortolani, composizioni per pianoforte di Grieg, l’ultimo disco dei FATHER MURPHY, Loops From The Bergerie di SWAYZAK, pezzi per organo solo e un bel po’ di sano hardcore. poi ho gli ascolti “obbligati” dei dischi che sto portando in tour, ovverosia NONVOGLIOCHECLARA e FRANKLIN DELANO.
direi che è tutto.
qui di seguito mi prendo la libertà di mettere un po’ di link ai vari progetti che ho e a chi mi sta dando una mano per portarli avanti.

www.myspace.com/nicolamanzan
www.skprecords.com
www.myspace.com/corebackrecords

http://www.myspace.com/noisecultdivine
www.myspace.com/4fioriperzoe
www.alessandrograzian.it
www.franklindelano.org
www.nonvogliocheclara.it
www.coyoterecords.ru
www.myspace.com/lesfulleffect

domenica, novembre 26, 2006

This Is Folk Music



Finalmente, attraverso mille peripezie, sono riuscito a mettere le mani su Mudboy, conosciuto anche come Raphael Lyon. Di lui non so molto, se non che sia americabi e uno dei nomi che gravitano attorno alla 'tendenza' del circuit bending, ovverosia quella particolare abilità nel creare strumenti musicali attraverso la modificazione di apparecchiature elettroniche di ogni genere. Di questo simpatico ambiente sono rappresentanti i Wolf Eyes e sua maestà, il temibile Prurient.

Facendo una veloce ricerca, sono arrivato ad una descrizione sintetica del "Primo disco ad alta fedeltà" di Mudboy che potrete trovare qui, o più comodamente qua di seguito: "Mudboy makes and recreates old circuit bent church organs, customizing and retrofitting old keyboards for his own nefarious means. Then he plays rich music that hints at psychedelia and drones on them, mixing in field recordings, noise and complementary sounds, and even the odd drum sound that sounds like he's been let loose on Aphex Twin circa Ambient Works 85-92's drum machine."

Ora, internet straborda di informazioni a proposito del circuit bending, e tutti gli artisti che in un qualche modo hanno a che fare con questo vero e proprio movimento hanno in comune la caratteristica di registrare e distribuire molte delle loro sperimentazioni direttamente su Cdr o cassettacce. Immaginerete dunque che la possibiltà di tracciare una mappa vera e propria riguardante lo sviluppo delle opere di Mudboy in particolare.

Ma, per quel poco che so, vi assicuro che questo disco di Mudboy, intitolato profeticamente This Is Folk Music è un capolavoro totale senza precedenti. Se vi piace l'elettronica, se vi piacciono i drones, se via piace l'ipnotismo, se amate ascoltare il suono di organi e wurlitzer modificati con chissà cosa, rumorismo e psicopazzie assortita, This Is Folk Music è il vostro disco.

Inutile passare a descrizioni inutili dei vari pezzi, scadrei semplicemente nella stucchevolezza e nella compilazione. Dovete assolutamente prendere questo disco.

Al più presto cercherò di trovare un modo per esporre più chiaramente chi o cosa sia Mudboy e la sua musica. Per ora sono totalmente folgorato, e non ascolterò altro che Mudboy, This Is Folk Music, per i prossimi 6 mesi.

Terrific Speech


-Da qualche tempo è uscito questo Zidane: a 21st Century Portrait, colonna sonora firmata Mogwai del film-documentario firmato da Douglas Gordon e Philippe Parreno.
Pur non scostandosi una di virgola dalla loro personalissima cifra, (leggi: non aspettatevi campionamenti delle gocce di sudore di Zidane che cadono infrangendosi sugli scarpini...) la qualità rimane sempre molto alta, in particolare nei brani Half Time, It Would Have Happened Anyway, Terrific Speech.
Rimane (purtroppo) molta la curiosità di vedere il film. A priori verrebbe da dire che il binomio Scozia-Francia possa davvero funzionare, pensando soprattutto agli esponenti in questione delle due nazioni...



Anche questo uscito non molto tempo fa, nuovo capitolo per i grandiosi Wolf Eyes. Human Animal prende dal suo predecessore Burned Mind la ferocia e la violenza brutale, incanalandola questa volta in spazi dilatati, ambienti sonori ibridi tra industrial, free jazz e noise puro.
Notevole a questo proposito l'agghiacciante traccia introduttiva, A Million Years, vera e propria lentissima discesa negli inferi e ritorno. Lake of Roaches, la disturbata e pulsante Rationed Riot sono i primi passi verso la title track, violentissima quanto esplosiva, quasi come se prima di questa traccia i Wolf Eyes avessero risparmiato le energie. Ma in realtà è solo l'inizio.
Se Human Animal come album si differenzia rispetto ad un certo loro passato, per quella che superficialmente si potrebbe definire 'impostazione ambient', la realtà dei fatti porta poi a Rusted Mange, dove si riconosce il vero e proprio marchio di fabbrica di questi psicopatici. Violenza, ferocia, furia cieca, circuit bending selvaggio sembrano esplodere e poi contenersi ancora per un pò con le successive Leper War e The Driller.
Ho detto 'sembrano'.
In chiusura Noise Not Music. Un titolo che potrebbe e forse è un manifesto, un pezzo che è puro terrore e annichilimento!

P.S. : Vista la vastità della produzione e delle collaborazioni dei Wolf Eyes, vi rimando, se interessati, a questa pagina dove troverete un pò di link utili!



-Di Bologna Violenta ne avevo accennato pochi giorni fa descrivendolo come un pazzo. Tra qualche giorno, chi vorrà, potrà saperne il perché nella lunga chiacchierata avuta con lui!

giovedì, novembre 16, 2006

We Are Full Of Grances



Per quanto possa interessare, e sì che ancora non ne capisco bene il funzionamento, potreste avere un'idea degli ascolti dello staff di questo blog, grazie a questa nuova diavoleria (nuova... probabilmente avrà cent'anni ma a me è arrivata solo ora) chiamata last.fm.

Link sul titolo del post, e sotto la mail, in alto a sinistra. Oltre che due righe più su.

Mah.

mercoledì, novembre 15, 2006

Eye


incredible powers, so cold, cat claws, magic powers, introducing the liquid pets, the show is the rainbow, fucking host, polaroid is non sense word, the day is tha cat, victoria, sanremo, moana pozzi, guido, I wish I was you, MiceCars, I'm The Creature, non significa sono o 'creaturo, Sasham Cruel nippon, Dead skin mask, bologna violenta, franklin delano, Deus, Clouddead, Guido, Caizzi and the uncomfartable can, two of farts, two gallants, The Cruel Nippon, Boredoms, MiceCars, Inkiostro, Shoegazer, La Giulia, Effects, Modest Mouse, Liars e qui di seguito i gruppi che piacciono a voi non voglio che clara, carpacho, baustelle, pecksniff, baustelle, quanto mi fate schifo non riuscite ad immaginarlo, vi disprezzo, vi sputerei in bocca, cappuccetto rotto orgia tibetana, colas, franklin delano, al queida, steven stapleton, the sea has a mouth, you know it but we don't, peter t, little p, pu and lele, musicone, I'm The Creature, Homesleep, makes me wanna throw up, vomit, smegma, martina, littel p, crotalone, no hay banda trio, nurse with wound, l'ultimo dei current non è granché, ms qusai un granchio,St. Stephens, Zucchero, Samuele Bersani, Well I' don't know what to do with myself

martedì, novembre 14, 2006

W Jeff Hanneman!


I Franklin Delano, oltre ad aver fatto un album meraviglioso come Come Home, offrono un live altrettanto convincente, persino nel luogo dove l'acustica ricorda un quadro cubista a scelta, ovvero il Covo di Bologna. In cinque sul palco, poche chiacchiere e mossette ad effetto: forti di una line up preparatissima, il quintetto propone grande parte del nuovo album (la bellissima I'm A Cow, Dead Racoon e Motel Room su tutte) senza dimenticare estratti dal precedente Like A Smoking Gun In Front Of Me. Se vi dovesse capitare di incontrarli dalle vostre parti, ne vale assolutamente la pena. Se vi dovesse invece capitare di avere le due gambe fratturate a causa di un incidente con il vostro trattore, allora sintonizzatevi su Larsen, credo il 12 dicembre su Rai Sat!






Capita che poi ad aprire i Franlin Delano ci sia Bologna Violenta.
Chi o cosa è Bologna Violenta?

Oltre a suonare violino e tastiere con i suddetti Franklin Delano, si diletta nel terrorismo sonoro di matrice Slayer.
Un insieme di brani, legati tra loro con samples presi da film, delineati da una ferocia chitarristica degno del più sanguigno Tom Araya; con la differenza che, mentre gli Slayer sono in 4, Bologna Violenta si presenta sul palco da solo. Laptop, da cui escono fuori basi di batteria a tratti brutal, e chitarra con distorsione à la Reign In Blood. Il tutto sciorinato a velocità supersonica, mentre il nostro sul palco impazzisce correndo dietro a riff intricatissimi e velocissimi. Estremamente suggestivo non solo per le innegabili qualità tecniche dimostrate, ma anche per la particolare atmosfera che Nicola Manzan ha saputo creare lentamente: da un avvio preda delle sensazioni più spiazzanti (stupore, divertimento per l'inusualità della proposta) fino ad una vera e propria claustrofobia, molto simile a quella creata dai Sunn O))) . Solo, di 1000 km orari più veloce.







mercoledì, novembre 08, 2006

We Are Full Of Grances


Due parole su E il dentro e il fuori e il box 84: probabilmente tra i gruppi più geniali che abbia visto, iconoclasti e psicotici, dissacranti e divertenti i 3 psicopatici propongono qualcosa che loro stessi definiscono grott rock. Si dichiarano debitori di Lucio Battisti, Led Zeppelin, Rino Gaetano e Jimi Hendrix. "...Fate amalgamare il tutto con un filo di Pink Floyd e servite ben caldo con una spolverata di Righeira e due foglie di Mars Volta." e io direi anche Zappa.
Visti ieri dal vivo al Traffic Club, sensazionali è dire poco.




Altre due parole se le meritano anche i Laser Tag, trio dalle attitudini noise garage core humpty dumpty, condite da organacci sporchi e distorti. Sufficientemente isterici da incuriosirmi non poco, visto che uno dei 3 era membro dei Boris, altro trio ormai sciolto dedito all'avanguardia violenta. E mi piacevano parecchio.
Per chi desiderasse contattarli e/o ascolatarli, il link è quello poco sopra!

sabato, novembre 04, 2006

Shout, Once Again For The Cheap Seats In The Back, NordOvest Records, 2006


Deviazioni e attitudini sporche fanno di questo Ep degli Shout, quartetto frosinate, una stupenda prova da tenere in grande considerazione.
Quattro episodi, uno migliore dell'altro, che sfociano nella conclusiva, e meritevole di una nota di merito speciale, The Towels Are Dirty, frenetico corsa, schizoide e monocorde come gli Stooges, o i Velvet Underground.
Ma è in generale tutto l'Ep a stupire per la naturalezza con la quale gli Shout propongono i loro pezzi, e la grande fruibilità di questi anche ad un pubblico meno attento: Please, I Want To Phone My Embassy possiede un bell'incedere, martellante all'inizio e poi sempre più aperto con chitarre che ne delineano i contorni violenti; stesso discorso vale per My Horse Is Gonna Be A Monkey, un occhio alla 'ballabilità' ed un altro alla schizofrenia.
E poi, la bellissima The Hydraulic Tube And The Smoking Girl, tra Pavement e Sparklehorse. Commovente.

Contattateli!

http://www.theshout.it/
www.myspace.com/shoutt